Differenza fra apnea e bombole.
Si può pensare di comunicare in un luogo apparentemente silenzioso, come la profondità dell’acqua? Si può collegare il mindset che serve ad un coach con la vastità marina?
Queste le domande che mi facevo all’Eudi, la fiera che finalmente dopo ben 2 anni si è svolta a Bologna questo fine settimana.
E’ stato bello rivedere vecchi amici e sbirciare fra nuove attrezzature, è altrettanto vero che vi erano pochi ragazzi, come se questi due sport (apnea e subacquea) fossero alla mercé delle generazioni ispirate da J. Cousteau e che la moda si fosse fermata a quel momento, questo mi dispiace un po’.
Detto ciò, vorrei scrivere di quanto questi due sport possono essere importanti per la concentrazione, la comunicazione e l’abbattimento dei limiti.
Quanto sia profondamente stupefacente danzare con le creature marine, non ve lo dico neanche: va provato.
APNEA
Come molti bambini del mediterraneo, sono stata letteralmente buttata a mare da piccolissima (nel mio caso 18gg) e, come ogni bimbo, per me l’acqua è un elemento naturale.
Andare in apnea per raggiungere la roccia più profonda o giocare a “chi resiste di più” senza fare troppe bolle è stato un approccio naturale, da gioco con gli amici del mare.
Crescendo, magari aggiungevi un coltello per andare a prendere i ricci o i polpi, quando ancora il mare ne era ricco, e ti rassegnavi quando polpo, inevitabilmente, scappava.
Ma come descrivere qual è il momento in cui la mente si concentra talmente tanto da svuotarsi?
Come il battito del cuore segue il controllo dell’aria nei polmoni? Quanto le orecchie e la decompressione incidono sulla tua scatola cranica?
Credo che se aveste ascoltato quanto ha descritto da Umberto Pelizzari potreste averne una vaga idea.
Ci sono 2 aspetti dell’apnea da record” che mi hanno sempre colpita:
1 La concentrazione dell’atleta
2. La preparazione fisica.
Quello a cui non avevo pensato è il terzo aspetto, che U. Pelizzari ha messo in luce: il lavoro di squadra.
Ma prima di approfondire questo concetto, vorrei parlarvi della subacquea ricreativa, giusto per avere tutti gli elementi.
SUBACQUEA
Sono passati un po’ di anni da quando mi ostino ad andare sott’acqua con le bombole.
La prima domanda che mi viene fatta è -”a quale profondità vai? “- rispondo sempre che ho un brevetto deep, ma che alla fine mi interessa quello che c’è da esplorare, non la profondità in se. Ogni approccio alla subacquea è differente, questo è il mio.
Quello che non cambia invece sono i protocolli che ci consentono di andare giù in sicurezza. E, soprattutto, di risalire in sani e salvi.
Ritengo ci sia una sorta di rito prima del tuffo. Muta, Gav, Erogatori.. tutto ok! E via giù.
Nel rito preparatorio c’è sempre un automatismo che cela concentrazione, gioia ed uno sguardo veloce al buddy di immersioni.
Poi si va giù e, come per l’apnea, si cerca l’assetto.
Il bilanciamento fra corpo e respiro è una ricerca personale che presuppone la piacevole sensazione di essere ospite di un elemento diverso dalla superficie terrestre. In questo momento, brevi istanti, controlli la pressione delle orecchie, lo schiacciamento del corpo, il suono lento del respiro e del battito e, come per magia, senti te stesso.
Dopo vi è uno sguardo al compagno, la comunicazione non verbale diventa fondamentale, e poi, come dico io inizia “la toda joia” della danza fra la natura.
Quando finisce un’immersione?
Ognuno di noi ha un modo di respirare o di andare più o meno ad affrontare la profondità ma la subacquea è pur sempre uno sport da solitari in squadra, per cui la risalita va fatta con tutta la squadra o con il compagno.
E’ un momento che va monitorato e la comunicazione avviene anche con gli occhi.
Cosa c’è dunque in questi sport che mi permette di dire che aiutano l’equilibrio, la mente, la comunicazione e la socialità?
La risposta, credo di averla trovata nel racconto di U. Pelizzari, che metteva in luce quanto il lavoro di squadra fosse importante per raggiungere gli obiettivi del campione, quanto il rispetto della natura, l’accettazione delle avverse condizioni meteorologiche, degli animali, dello stesso tuo corpo siano fondamentale.
C’è ’armonia nella ricerca dell’equilibrio di coloro i quali praticano apnea e di coloro che fanno subacquea
Respirare lentamente, svuotare o gonfiare la cassa toracica. Proseguire e tornare su. Sfiorare ed abbattere i limiti non scritti e riscriverne di nuovi
C’è tanto lavoro nella corretta comunicazione con il team o con il buddy.
Quanto c’è in comune fra la comunicazione, il mindset e l’assenza di gravità e silenzio?
Credo molto. Sott’acqua puoi danzare, non sentire null’altro se non te stesso, la meraviglia del mondo e scoprire che in questa meraviglia tutto è perfetto e tutto è fragile. Ti concentri, giochi con le creature marine e sorridi al tuo team, con gli occhi, con le mani e soprattutto con l’anima.
Se questo è l’approccio credo che tu possa essere felice, anche solo per un’istante ,e che i due aspetti di comunicazione e di concentrazione vadano di pari passo con il tuo obiettivo.
Ci sono tantissimi manuali sul coaching mindset, ma credo proprio che il prossimo libro che acquisterò sarà questo:
Ah, dimenticavo: no non faccio apnea da molti anni ormai, ma raggiungere la roccia più profonda con i miei nipotini o staccare l’ancora della barca, mi gasa e mi diverte ancora moltissimo!