Vorrei sottolineare che il mio intento in questo post non è giudicare o sottovalutare l’impegno e la dedizione di chi lavora in situazioni difficili. Tuttavia, proprio oggi che qui in Emilia Romagna siamo colpiti da una pioggia infinita, sto riflettendo sulle motivazioni che ci spingono a lavorare in situazioni di emergenza, quando la nostra presenza potrebbe non essere necessaria o addirittura dannosa.
Non mi riferisco, certamente, ai soccorritori e a tutto il personale che sta cercando di mettere in sicurezza la zona e salvare persone in difficoltà, a loro va tutta la mia stima, ma a coloro che vanno al lavoro ” a prescindere”.
E se ti riconosci in questa categoria che io chiamo Supereroi Inutili ti domando :
Ti sei mai chiesto perché ti comporti così?
Ecco alcuni motivi che potrebbero spingerti a lavorare in situazioni di emergenza come questa:
1. Senso del dovere e responsabilità
Ah, il senso del dovere! Non importa se fuori c’è un diluvio universale, tu sei pronto a metterti la cravatta e a recarti in ufficio per dimostrare il tuo impegno.
- Il senso del dovere e la responsabilità possono spingerci a voler dimostrare il nostro impegno recandoci al lavoro anche in situazioni di emergenza. La nostra presenza è effettivamente necessaria?
2. Paura di apparire pigro o inaffidabile
Immagina il terrore di essere giudicato dai tuoi colleghi o dal tuo capo solo perché hai deciso di rimanere a casa! Meglio rischiare di bloccare una strada inondandola con la tua auto, piuttosto che dare l’impressione di non essere impegnato, no?
- La preoccupazione di essere giudicati negativamente dai colleghi o dal capo potrebbe portarci a lavorare anche in situazioni di emergenza. Ma questa preoccupazione è fondata e se mettere a rischio la nostra sicurezza e quella degli altri ?
3. Desiderio di controllo e autoaffermazione
Ti piace essere al centro dell’attenzione, quindi perché non approfittarne ? Anche se la tua presenza non è richiesta perché non dimostrare a tutti quanto sei indispensabile?
- Il desiderio di sentirsi al centro dell’attenzione e di dimostrare la propria indispensabilità potrebbe spingerci a lavorare anche quando la situazione non lo richiede. Quali sono le motivazioni ? E il nostro contributo è effettivamente necessario in quel momento ?
4. Difficoltà nel delegare e fidarsi degli altri
Ehi, nessuno può fare il tuo lavoro meglio di te, vero? Anche se l’azienda è a rischio di inondazione e gli esperti consigliano di non mettersi in pericolo, tu sei lì, pronto a prendere in mano la situazione. Dopotutto, non vorrai mica che qualcun altro si prenda il merito del tuo lavoro, no?
- La convinzione che nessuno possa fare il nostro lavoro meglio di noi potrebbe portarci a lavorare anche in situazioni di emergenza. Puoi delegare e fidarsi degli altri ?
5. Abitudine e routine
Cosa c’è di meglio di una buona vecchia routine? Alluvione o meno, la sveglia suona e tu ti prepari per andare a lavoro come al solito. Perché preoccuparsi di adattarsi alle nuove circostanze quando si può semplicemente ignorarle, vero?
- La forza delle abitudini e delle routine potrebbe incoraggiarci a continuare a lavorare anche in situazioni di emergenza. Tuttavia, è importante adattarsi alle nuove circostanze e valutare se il nostro comportamento è appropriato e sicuro.
PERCHE DIVENTIAMO SUPEREROI INUTILI ?
Nelle situazioni di emergenza, alcune persone continuano a recarsi al lavoro nonostante i rischi e le difficoltà.
Questo comportamento può essere spiegato considerando i meccanismi mentali e i cambiamenti nel cervello. Vediamo come questi fattori influenzano la decisione di andare a lavoro in tali circostanze:
1. Interpretazione delle situazioni di stress come sfide
Il cervello può interpretare le situazioni di stress come sfide da affrontare piuttosto che come minacce da evitare. Ciò può portare a un aumento dell’autostima, dell’autoefficacia e del senso di controllo, spingendo le persone a voler affrontare direttamente l’emergenza attraverso il lavoro.
2. Desiderio di preservare le routine e l’identità lavorativa
In risposta allo stress, il cervello cerca spesso di mantenere le abitudini e le routine familiari per preservare un senso di normalità e di controllo. Per molte persone, il lavoro rappresenta una parte significativa della loro identità e delle loro responsabilità quotidiane, e andare a lavoro durante un’emergenza può essere un modo per mantenere questo senso di sé e di appartenenza.
3. Bias cognitivi e giudizio alterato
Le situazioni di stress o di emergenza possono influenzare il nostro giudizio e la nostra capacità di prendere decisioni razionali, rendendoci più propensi a cadere vittime di bias cognitivi. Ad esempio, la tendenza a sopravvalutare la propria capacità di controllare gli eventi (illusione di controllo) o l’eccessiva fiducia nelle proprie abilità (ottimismo ingiustificato) può spingere alcune persone a lavorare nonostante i rischi e le difficoltà.
4. Regolazione emotiva e gestione dell’ansia
Il lavoro può rappresentare un modo per regolare le emozioni e gestire l’ansia durante un’emergenza. Impegnarsi in attività lavorative può fornire una sensazione di controllo e di realizzazione personale, contribuendo a ridurre i livelli di stress e a migliorare il benessere emotivo.
Concludo questo post con un grande abbraccio ai Supereroi inutili e a quelli utili, a nostro modo ognuno di noi prova a dare il proprio meglio!
La situazione è difficile per amici e territorio: Non giudichiamoci troppo ma aiutiamo a non intasare il lavoro dei soccorritori. Il sole tornerà in questa meravigliosa regione che mi ospita, e le persone, come sempre qui, ricostruiranno lavorando da veri supereroi! Vi abbraccio.