MA NON HO PIU’ LA MIA CITTA’

Faccio volutamente riferimento a questo brano di Gerardina Trovato nel titolo, perché è quello che penso.
Io sono una povera migrante che dopo i 18 anni ha mollato con gran malinconia e struggente dolore questa città: Catania.
Ho studiato a Roma, lavorato unnegghiè, per poi approdare a Bologna e oggi mi sono resa conto che io ho un problema: una dicotomia tra amore ed odio che in questi giorni ha raggiunto il culmine, voilà!

Torno spesso a Catania, vuoi per trovare mia madre, vuoi perché sento che ho bisogno del mare, dell’Etna, della confusione, dell’ironia catanese, e cavoli, delle buche per strada!

Sono nata qui e sono e mi sento catanese, siciliana ed italiana… ecchhheccazz!!

ATTEZIONE

Questo mio post non vuole parlare dell’aeroporto, ve lo dico subito come la penso su questo: incidente in area affittata, delega alle compagnie aeree infernale, magico intervento di tutti i politiconi con tavoli aperti qui e lì, blocco l’aeroporto per sostituire la dirigenza..e nel frattempo il nulla, perchè,si sa, una volta aperti i tavoli qualcuno poi dovrà condividere il pasto.
Questo abbiamo detto ora è problema nazionale quindi “lasciate ogni speranza o voi che entrate”.

CUORE DOLENTE

Il mio problema però è un altro! Cuore dolente, passato, inspiegabilmente, sotto traccia e io odio i “sottotraccia”!
Dovete sapere che dal 18 Luglio la rete elettrica distribuita da e energia è saltata in almeno 3 quartieri cruciali di Catania, tra questi ovviamente c’è il mio (sfiga- mia o loro non saprei).

La rete è saltata per 48H a Nesima, dove c’è L’ospedale Garibaldi Nesima che ha reagito attivando i generatori che alla fine non hanno retto, risultato:  i poveri medici costretti a gestire le urgenze a 25 gradi in sala operatoria.

L’altro quartiere in out è quello che gestisce il pompaggio idrico acquedotto.. potete un po’ immaginare, o forse no, cosa significa con 45 gradi centigradi al di.
La situazione a”spizzichi e dichiarazioni stupide” (tra cui il calore dell’asfalto) si è un po’ ripristinata, fino a un ulteriore decadimento della erogazione ieri 24 Luglio.

Il mio quartiere è tagliato fuori da piu di 24 ore. La motivazione? In realtà le linee elettriche a basso voltaggio del Comune di Catania sono vetuste ed inefficienti.
Allora cosa fare? (non cito Lienin per delicatezza): Niente.
Ecco la mia incazzatura, il mio rendermi coto di essere “contaminata” da un senso di ingiustizia e rabbia che mi muove a verificare e chiedere aiuto in maniera legale.

E dunque mi preme incontrare il sindaco e mi preme portare i farmaci da refrigerare nel centro emergenze allestito dal comune..mi preme e mi interessa sapere per quale ragione questa non è più la mia città.

Io non vi voglio raccontare come la gente ha buttato tutti gli alimenti, come il fruttivendolo aveva la testa fra le mani e neanche quante ambulanze sono arrivate a soccorrere i famosi fragili in affanno fisico e psicologico.

Vi racconterò solo di quello che hanno scritto i giornali: mucche costrette a fare le docce…e raccolti persi.

E per farvi entrare, per diletto, nel mio piccolo mondo ho detto a mia madre “quelli che non ha ammazzato il covid verranno falciati con questa condizione, non disperare è un ottimo obiettivo per risparmiare sulle pensioni” è una battuta acida, perché a volte noi siculi siamo sarcastici e “ci piace”.
Ora, tornando a noi: l’unico posto dove ricaricare cellulare e pc sono i bar, non quelli del mio quartiere. poverini sono disperati, ma quelli del lungomare, per cui mollo mamma a cuocere a 47 gradi centigradi, che si cuoce bene, e vado a prendere un po’ di corrente e aria fresca.

Poi, il pensiero il dramma: torno alla disperata al quartiere Canalicchio, perché il timore di lasciare la donna ottuagenaria senza possibilità di chiedere aiuto mi ha aperto scenari vaporosi. e, per fortuna non realizzati.
Alle 15, invece riprendo macchina e sacchetto per le medicine e faccio un giro di una Catania in preda a lavori di riasfaltatura, oserei dire “ad minchiam” visto l’orario, e provo ad andare alla delegazione comunale. E’ chiusa.

Poi, nonostante il caldo “La grande intuizione “ si impossessa di me: e’ stato allestito un centro emergenze proprio per queste difficoltà, con tanto di letti e postazioni per i farmaci -: minchia grandioso..Vado! E Bravo sindaco, ha fatto na’ roba giusta, evviva, evviva!

Vado.. Vado – e.. e.. non trovo nulla.
No, non è vero: trovo il freezer a pozzetto dei volontari. qualche, uno, giornalista scazzato.

Mi dicono di chiamare la protezione civile, la chiamo e metto in viva voce…mi rendo conto, non dovevo farlo; è umiliante per i soccorritori sentire quello che dicono alla protezione civile. e dispiaciuti si incavolano.
Il centro – mi dicono – è aperto solo dalle 9 alle 21 e non ha mezzi e,se neanche la protezione civile può far nulla non sanno proprio cosa stanno a fare li.

Ma per fortuna ci pensa una signora vecchietta ampiamente fotografata dal freelance a far brillare di “volemosebene” la struttura.
Ho chiesto al giornalista se voleva una storia..ed ho scoperto che -no non la vuole questa storia- Non la vuole nessuno la storia di una Città, la mia città in mezzo al nulla.

Non interessa a nessuno che io solo io voglio andare dal sindaco a chiedere che si costituisca parte civile contro l’ente distribuzione energia elettrica e che dichiari emergenza,
Non interessa a nessuno che i vecchi muoiano, che i giovani non lavorino, che fanculo le infrastrutture sono vecchie.. non interessa davvero… perchè non si può fare niente.
Solo io sono convinta, pazza, che il Sindaco è il primo cittadino ed è autorità competente, lo so,
Il bar che mi sta ospitando, e che ringrazio (il bar Europa), mi ha messo la sacca medicinali in ghiaccio a come diciamo noi “mezza parola” mi dà la luce per poter scrivere e l’umanità che a volte manca..per stanchezza in questa città.
E mi rendo conto che sta stanchezza è contagiosa… davvero io sono stanca… stanca di incazzarmi per riavere la mia città.. e Scusate se scrivo male.. non ho un condizionatore non ho luce e non mi lavo.. e ovviamente non ho la mia città

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