
Ognuno di noi ha il diritto di perseguire la propria felicità.
Questo è un tema su cui riflettevo in questi giorni. Perché è una frase che mi risuona e che penso spesso durante alcune sessioni di coaching.
Questo diritto è inserito nella costituzione americana, una delle più illuminate e brillanti costituzioni, almeno sulla carta, dei nostri tempi.
Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America c’è scritto :
Ognuno di noi ha diritto alla vita, alla libertà ed al perseguimento della felicità.
Ok, sulla carta ci siamo: ma quante volte lo facciamo? Quante volte inseriamo il perseguimento della felicità tra i nostri obiettivi personali e professionali ?
Il perseguimento è cosa diversa dal raggiungimento della felicità, ci riferiamo al diritto a tendere al meglio per la nostra vita.
Ognuno di noi ha dei bisogni primari e poi c’è qualcosa di inalienabile quello che ci fa ridere, sorridere ed essere gioiosi quella sensazione intangibile per cui dire – “grazie !”.
Thomas Jefferson più di un secolo fa aveva toccato un punto importante per l’essere vivente : ogni cittadino che sottoscrive la carta concorda sul fatto che tutti dobbiamo avere il diritto a vivere ma non a caso, deve essere una vita libera e ci permetta di provare, ogni giorno, ad essere felici.
Provo una metafora muta: una pianta è viva, libera e tende alla luce, è la sua natura.
Se la libertà e la vita sono valori perché la propensione alla felicità non dovrebbe esserlo?
A volte ci scontriamo con la sensazione che la nostra felicità limiti quella degli altri, un po’ come la libertà, e la confondiamo con egoismo.
Ho chiesto su questo canale ma anche su altri in merito a questi concetti, e ringrazio tutti coloro mi hanno dato il loro tempo per rispondere.
Dalle vostre risposte sono scaturite altre domande.
Domande:
Ma la felicità non è contagiosa come una grassa risata?
Ma cosa vuol dire essere felici?
Cosa significa tendere alla felicità?
Si può allenare la propensione alla felicità?
Vorrei partire dalla definizione dell’obiettivo che secondo il sistema S.M.A.R.T deve essere Specifico, Misurabile, Raggiungibile, Realistico e Definito nel tempo.
E la mia felicità non potrebbe essere un obiettivo? Non è forse misurabile, raggiungibile? E concreta.
Proviamo a fare un esperimento:
Poniamo la felicità come obiettivo di lungo periodo.
Sviluppiamo questo obiettivo e vedremo che ognuno di noi ha il proprio modello di felicità.
Alleniamoci ogni giorno facendo un piano di lavoro di scadenze e di azioni, anche piccole.
Ad esempio per me prendere una tazza di caffè la mattina mi rende felice (lo sanno tutti ormai), vedere il sorriso di un passante mi fa cantare dentro, via via fino a convincermi che anche io ho il diritto di provare a realizzare il mio sogno nel cassetto!
Un cambiamento importante no?
Mi rimane un po’sospesa la questione sui partner: chissà per quale ragione nessuno pone come obiettivo di lungo periodo la felicità!